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Zanco post Sant’Antimo: “Onore alla PSA per averci provato. Serve più attenzione a questi livelli”

La San Giobbe vince il primo turno play-in contro Sant’Antimo e si qualifica allo spareggio decisivo per i playoff in programma mercoledì 7 maggio a Roma contro la Luiss. La formazione biancorossa si è imposta sui campani con autorità, ma la gara è stata fortemente condizionata da una violenta rissa scaturita in coda al primo quarto. Due giocatori espulsi per Sant’Antimo, oltre al coach e a un dirigente, e un giocatore, Chapelli, allontanato per i padroni di casa. Dopo un lungo stop la partita è ripresa arrivando alla conclusione con i Bulls sempre in controllo fino alla sirena finale. Il successo vale dunque la qualificazione al turno decisivo dei play-in: il sogno della San Giobbe continua.

A parlare della partita il capo allenatore Zanco.

“Sicuramente la rissa è un qualcosa che ha cambiato totalmente la partita da un punto di vista sia tecnico che mentale. Sant’Antimo già aveva delle assenze importanti perché Berra e Cannavina erano fuori per infortunio e quindi avevano le rotazioni limitate e dopo quello che è successo ha perso altri due giocatori. Una cosa veramente brutta, da addetti ai lavori è giusto anche chiedere scusa per quanto successo perché sono cose che non devono vedersi e non devono accadere. Sant’Antimo è stata brava ad aver voglia di lottare e di provarci fino in fondo anche con dei ragazzi che calcavano per la prima volta un parquet come quello della Serie B. Bisogna solo fare i complimenti a chi ha finito la partita per Sant’Antimo; hanno onorato la maglia fino in fondo e hanno dimostrato ancora una volta di aver fatto un ottimo campionato. Va dato atto a coach Gandini di aver dato fiducia a giocatori come Ruggiero, Rota, Mehmedoviq, tutta gente che ha cominciato a stare in campo con un certo tipo di importanza e di minutaggi. Onore delle armi a Sant’Antimo, è brutto per tutti finire una stagione con una partita del genere perché sarebbe stato bellissimo poter lottare ad armi pari fino alla fine, in un clima di festa e non teso come quello di oggi. Parlare di basket è sostanzialmente inutile perché poi si è fatto fatica con quintetti un po’ inventati, situazioni casuali, tutto condizionato da quello che è successo, anche a livello di arbitraggio. Secondo me importante è ribadire una cosa: si può cercare il colpevole per quello che succede in campo, ma dopo trentanove giornate io penso che in questo campionato, nel quale tante volte le partite si sporcano, ci deve essere necessariamente un’attenzione più alta e ci deve essere soprattutto una conoscenza dei giocatori. Non si può continuare ad avere persone che vengono ad abitare le partite senza sapere chi si trovano davanti. Indipendentemente da avere due o tre arbitri, non è possibile che non si conoscano determinati giocatori. Se queste situazioni vengono fermate al primo contatto hanno un peso, se si aspetta che venga fuori quello che è successo oggi poi diventa un difficile per tutti”.