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Parola al fisioterapista Aoli: “Esperienza che mi stimola, il mio lavoro basato sulla prevenzione”

Prima esperienza nel mondo della pallacanestro dopo una vita nella pallavolo e una parentesi nel calcio. Questo il curriculum di Federico Aoli, fisioterapista senese da questa stagione all’Umana San Giobbe. 

“Quello di questa estate non è stato il mio primo approccio con la società – dichiara Aoli – già l’anno scorso ci eravamo avvicinati. Io stavo cercando qualcosa in zona, mi sono sentito con il direttore sportivo Giulio Iozzelli è c’è stata fin da subito intesa. Ho poi avuto anche contatti con altre realtà, ma alla fine ho scelto la San Giobbe perché era l’opzione più adeguata per me, quella che mi dava più stimoli, più voglia di fare. In più avere la possibilità di lavorare per la prima volta nel mondo del basket è stata una motivazione ulteriore”.

L’inizio della stagione non è stato semplice proprio per la gestione di infortuni, non gravi ma noiosi, che non hanno consentito lo svolgimento degli allenamenti al completo nella fase di avvicinamento alle partite ufficiali.

“Abbiamo avuto alcune situazioni da gestire fin da subito, è vero. A volte c’è anche la componente sfortuna in questi casi e non sempre gli stop fisici sono dovuti a mancanze a livello di preparazione e prevenzione. Mi sto trovando benissimo con Eros Biagioli, il preparatore. Succede che la sfortuna vada oltre, l’importante è aver gestito ogni ragazzo nel migliore dei modi. Per il momento tutto sembra rientrato e indirizzato bene”. 

Quali sono le tue idee di approccio al lavoro e al recupero in una stagione che è già adesso e sarà fino maggio intensa, lunga e ricca di impegni.

“Credo molto sulla prevenzione e sulle strategie di recupero. Per la squadra abbiamo a disposizione tutta una serie di strumenti, dispositivi adeguati per migliorare, velocizzare e favorire il recupero e quindi per riuscire a fronteggiare nella maniera migliore possibile allenamenti, partite, trasferte e tutto quello che ne consegue. Io sono a disposizione della squadra quotidianamente, anche fuori dagli orari di allenamento, i ragazzi sono tutti dei grandi professionisti, si prestano senza problemi per lavorare con me e con Eros, in contesti che magari possono sembrare noiosi ma che, se svolti nel modo corretto, sono fondamentali”. 

La trasferta più lunga del campionato (Nardò) è ormai alle spalle, ce ne saranno comunque altre che richiederanno lunghi viaggi in pullman. Come si gestiscono quelle situazioni e, di conseguenza, il rientro alla settimana classica di lavoro in palestra?

“Nelle trasferte più lunghe cerchiamo, nei tempi tra virgolette morti, di far sì che i ragazzi si mantengano in moto magari con qualche passeggiata per sgranchirsi le gambe, oppure qualche lavoro di mobilità e postura per ammortizzare quantomeno la fatica del viaggio. Per quanto riguarda il recupero dopo la partita le strategie sono quelle classiche degli impegni casalinghi; a seconda delle esigenze poi cerchiamo, insieme ai coach, di gestire i volumi e i carichi di lavoro e recupero”.